Le partizioni di disco costituiscono da molto tempo un aspetto corrente dell'informatica "personale". Tuttavia, poiché la maggior parte delle persone acquistano computer dotati di sistema operativo preinstallato, pochi ne capiscono il funzionamento. Questo capitolo tenta di spiegare l'utilità e il funzionamento delle partizioni di disco affinché l'installazione di Red Hat Linux sia il più semplice possibile.
Se conoscete il funzionamento delle partizioni del disco, andate avanti alla la sezione Creazione di spazio per l'installazione di Red Hat Linux per ricevere maggiori informazioni sul processo da effettuare per liberare spazio su disco e preparare l'installazione di Red Hat Linux. Questa sezione espone inoltre lo schema utilizzato in Linux per i nomi delle partizioni, per condividere lo spazio su disco con altri sistemi operativi e altri argomenti correlati.
I dischi fissi svolgono una funzione molto semplice: possono contenere e cancellare dati.
Per la discussione di questioni come il partizionamento del disco, è importante avere qualche nozione sull'hardware, purtroppo è semplice perdersi fra i dettagli. Per semplificare la spiegazione di ciò che realmente avviene durante il partizionamento, abbiamo deciso di utilizzare un diagramma semplificato di un disco fisso. La Figura B-1 riporta un disco fisso nuovo, mai utilizzato prima.
Non c'è molto da vedere, vero? Ma se parliamo di dischi fissi a livello base, la questione cambia. Supponiamo di voler salvare alcuni dati su un disco. In questo momento non è possibile. Dobbiamo prima fare qualcosa.…
Coloro che hanno utilizzato Red Hat Linux in precedenza forse hanno già eseguito queste operazioni. Si tratta di formattare l'unità. Con la formattazione (in genere in gergo viene intesa come "creare un filesystem") vengono scritte delle informazioni sul disco. In questo modo viene creata una struttura nel disco non formattato.
Come mostra la Figura B-2, l'ordine imposto da un filesystem comporta alcuni compromessi:
Una piccola percentuale dello spazio disponibile su disco viene utilizzata per salvare i dati relativi al filesystem e può essere considerata come se si trovasse all'inizio.
Un filesystem divide lo spazio rimanente in piccoli segmenti di dimensioni consistenti. Nel mondo Linux, questi segmenti sono conosciuti come blocchi. [1]
Dato che i filesystem rendono possibile operazioni come la creazione di file e directory, questi compromessi vengono generalmente visti come piccoli prezzi da pagare.
È anche vero che non esiste un filesystem singolo e universale; come mostra la Figura B-3, un disco può avere uno o più filesystem differenti. Come potrete immaginare, filesystem differenti tendono a essere incompatibili; questo vuol dire che un sistema operativo che supporta un tipo di filesystem (o un numero utile di tipi di filesystem) non è detto che ne possa supportare un altro differente. Non si tratta comunque di una regola sempre valida. Per esempio, Red Hat Linux supporta un'ampia varietà di filesystem (inclusi quelli comunemente utilizzati da altri sistemi operativi), rendendo semplice lo scambio di dati.
Naturalmente, l'inserimento di un filesystem su disco costituisce solo l'inizio. L'obiettivo di questo processo è quello di conservare e cancellare dati. Proviamo a controllare il nostro disco dopo la scrittura di alcuni file.
Come mostra la Figura B-4, 14 dei blocchi in precedenza vuoti ora contengono dati. Non possiamo determinare quanti file risiedono su questo disco; potrebbe essere 1 così come 14, poichè tutti i file utilizzano solo un blocco. Un altro punto importante da notare è che i blocchi utilizzati non devono formare una regione contigua; blocchi utilizzati e non, possono essere separati. Questo processo è noto come frammentazione. La frammentazione può giocare un ruolo importante quando si tenta di ridimensionare una partizione esistente.
Con lo sviluppo delle tecnologie informatiche, le unità disco hanno continuato a mutare nel tempo. In particolare, sono diventate più grandi, non dal punto di vista delle dimensioni ma delle capacità. Ed è stato questo aumento di capacità a portare un cambiamento nell'utilizzo dei dischi.
Con l'aumento delle capacità delle unità disco, alcune persone cominciarono a chiedersi se era una buona idea avere tutto quello spazio disponibile su un unico disco. Questa linea di pensiero fu guidata da vari argomenti, alcuni filosofici, altri tecnici. Da un punto di vista filosofico, oltre una certa dimensione, sembrava che lo spazio aggiuntivo fornito da un disco più grande creasse più confusione. Da un punto di vista tecnico, alcuni filesystem non erano mai stati disegnati per supportare dischi più grandi. Oppure i filesystem potevano supportare dischi più grandi, ma la loro occupazione era diventata eccessiva.
La soluzione a questo problema fu quella di dividere i dischi in partizioni. Si può accedere a ogni partizione come se fosse un disco separato. Questo viene fatto attraverso l'aggiunta di una tabella delle partizioni.
Nota Bene | |
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Mentre i diagrammi in questo capitolo mostrano la tavola delle partizioni separata dal resto del disco, in realtà questa è salvata all'inizio del disco, prima di ogni filesystem o dato. Ma per maggior chiarezza verrà visualizzata come un diagramma separato. |
Come viene mostrato nella Figura B-9, la tavola delle partizioni è divisa in quattro sezioni. Ogni sezione può contenere le informazioni necessarie a definire una singola partizione: questo significa che la tavola delle partizioni può definire non più di quattro partizioni.
Ogni voce della tavola delle partizioni contiene molte caratteristiche importanti riguardanti la partizione:
le parti del disco in cui la partizione inizia e finisce;
informazioni relative all'attivazione della partizione;
il tipo di partizione.
Le parti del disco in cui la partizione inizia e finisce in verità definiscono la misura delle partizioni e la posizione sul disco. L'informazione relativa all'attivazione viene utilizzata dai loader di avvio di alcuni sistemi operativi: il sistema operativo della partizione "attiva" viene avviato.
Il tipo di partizione può confondere. È infatti un numero che identifica l'utilizzo anticipato della partizione. Quest'informazione può sembrarvi un pò vaga, perché il significato stesso del tipo di partizione è vago. Alcuni sistemi operativi utilizzano il tipo di partizione per denotare un tipo specifico di filesystem, per identificare la partizione come associata a un particolare tipo di filesystem, per indicare che la partizione contiene un sistema operativo avviabile o una combinazione di queste tre possibilità.
La Tabella B-1 contiene una lista di alcuni tipi di partizioni diffusi (e oscuri) e il loro valore numerico.
Tabella B-1. Tipi di partizione
Tipi di partizione | Valore | Tipi di partizione | Valore |
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Empty | 00 | Novell Netware 386 | 65 |
DOS 12-bit FAT | 01 | PIC/IX | 75 |
XENIX root | 02 | Old MINIX | 80 |
XENIX usr | 03 | Linux/MINUX | 81 |
DOS 16-bit <=32M | 04 | Linux swap | 82 |
Extended | 05 | Linux native | 83 |
DOS 16-bit >=32 | 06 | Linux extended | 85 |
OS/2 HPFS | 07 | Amoeba | 93 |
AIX | 08 | Amoeba BBT | 94 |
AIX bootable | 09 | BSD/386 | a5 |
OS/2 Boot Manager | 0a | OpenBSD | a6 |
Win95 FAT32 | 0b | NEXTSTEP | a7 |
Win95 FAT32 (LBA) | 0c | BSDI fs | b7 |
Win95 FAT16 (LBA) | 0e | BSDI swap | b8 |
Win95 Extended (LBA) | 0f | Syrinx | c7 |
Venix 80286 | 40 | CP/M | db |
Novell | 51 | DOS access | e1 |
Microport | 52 | DOS R/O | e3 |
GNU HURD | 63 | DOS secondary | f2 |
Novell Netware 286 | 64 | BBT | ff |
Ora vi chiederete come venga normalmente utilizzata questa parte aggiuntiva. Consultate la Figura B-6 per avere un esempio.
In molti casi un'unica partizione occupa tutto il disco. In questo caso, dalla tavola delle partizioni viene utilizzata solo una voce, che punta all'inizio della partizione.
Abbiamo etichettato questa partizione come se fosse di tipo "DOS", anche se come potete vedere dalla Tabella B-1, questo è un pò semplicistico, ma adeguato allo scopo di questa discussione. Si tratta di una tipica configurazione di partizioni della maggior parte dei computer acquistati con una versione di Windows pre-installata.
Col passare del tempo quattro partizioni non bastavano più. Con la crescita delle dimensioni dei dischi fissi, è diventata sempre più diffusa l'abitudine di creare più partizioni di dimensioni ragionevoli, riuscendo contemporaneamente ad avere ancora spazio sul disco.
Inserite la partizione estesa. Come avrete notato nella Tabella B-1, esiste un tipo di partizione esteso. È proprio questo tipo di partizione che si trova al centro delle partizioni estese.
Quando una partizione viene creata e selezionata come "Extended", viene creata una tavola delle partizioni estese. In sostanza, la partizione estesa è come un'unità disco con tutte le sue caratteristiche. Ha una tavola delle partizioni che punta a una o più partizioni (ora chiamate partizioni logiche, invece delle quattro partizioni primarie) contenute interamente nella stessa partizione estesa. La Figura B-7 mostra una unità disco con una partizione primaria che contiene due partizioni logiche (insieme con altro spazio libero non partizionato).
Come si può notare da questa figura, esiste una differenza tra partizioni logiche e partizioni primarie -- si possono creare solo quattro partizioni primarie, ma non c'è un limite per il numero di partizioni logiche. (Tuttavia, non è una buona idea tentare di definire più di 12 partizioni su una singola unità).
Ora che abbiamo trattato in modo generale l'argomento delle partizioni, possiamo applicare queste conoscenze per installare Red Hat Linux.
Durante la ripartizione del disco si possono incontrare tre possibili scenari:
spazio libero non partizionato
partizione inutilizzata
spazio libero in una partizione utilizzata
Analizziamo nell'ordine ogni scenario.
Nota Bene | |
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Dovete tener presente che le seguenti illustrazioni sono state semplificate per maggior chiarezza, e non riflettono la struttura generale delle partizioni che incontrerete durante l'installazione di Red Hat Linux. |
In questo caso, le partizioni già definite non occupano l'intero disco, lasciando spazio non appartenente ad alcuna partizione definita. La Figura B-8 vi fornisce un esempio.
In fondo, anche un disco non utilizzato rientra in questa categoria, la sola differenza è che tutto lo spazio è libero e non fa parte di alcuna partizione definita.
In ogni caso, potete semplicemente creare le partizioni necessarie dallo spazio non utilizzato. Sfortunatamente, questa situazione, anche se molto semplice, non è molto comune (a meno che non abbiate appena acquistato un nuovo disco solo per Red Hat Linux). La maggior parte dei sistemi operativi pre-installati sono configurati in modo da prendere tutto lo spazio disponibile su un'unità (vedere l'la sezione Utilizzo dello spazio libero di una partizione attiva).
Vediamo ora una situazione più comune.
Forse avete una o più partizioni che non utilizzate più. Forse usavate un altro sistema operativo e le sue partizioni (o la partizione) non vi servono più. La Figura B-9 illustra una situazione del genere.
In questo caso, potete utilizzare lo spazio allocato per la partizione inutilizzata. Dovete prima di tutto cancellare la partizione e quindi creare le partizioni appropriate per Linux. Potete cancellare la partizione utilizzando il comando fdisk di DOS, oppure avete l'opportunità di farlo durante l'installazione della classe Personalizzata.
Questa è la situazione più comune. È anche, sfortunatamente, la più difficile da risolvere. Il problema principale infatti è che, anche se avete abbastanza spazio libero, esso è comunque allocato su una partizione già in uso. Se avete acquistato un computer con un software preinstallato, il disco rigido ha probabilmente una partizione ampia contenente il sistema operativo e i dati.
Oltre ad aggiungere un nuovo disco rigido al vostro sistema, avete due possibilità:
In poche parole, dovete cancellare la partizione singola, e crearne alcune più piccole. Come potrete immaginare, tutti i dati inseriti nella partizione originale verranno distrutti. Questo significa che è necessario fare prima un backup. Per sicurezza fate due backup, utilizzate la verifica (se possibile nel vostro software di backup) e provate a leggere i dati dal backup prima di cancellare la partizione.
Attenzione | |
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Notate inoltre che se esiste un sistema operativo installato sulla partizione, dovete reinstallarlo. Alcuni computer dotati di sistema operativo pre-installato possono non fornire il supporto CD-ROM per la reinstallazione del sistema operativo originale. Verificatelo prima di distruggere la partizione originale e l'installazione del sistema operativo. |
Dopo aver creato una partizione più piccola per il vostro software, potete reinstallare qualunque software, ripristinare i dati e continuare con l'installazione di Red Hat Linux. La Figura B-10 mostra questa operazione.
Attenzione | |
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Come mostra la Figura B-10 tutti i dati presenti sulla partizione originale verranno persi senza possibilità di recupero! |
Qui potete avviare un programma capace di creare una partizione più piccola senza perdere nessuno dei file contenuti nella partizione principale. Molti hanno trovato questo metodo affidabile e privo di particolari problemi. Quale software dovete utilizzare per compiere questa operazione? Ci sono parecchi software di gestione del disco sul mercato. Dovete cercare quello che più si addice alla vostra situazione.
Mentre il processo di ripartizionamento distruttivo è abbastanza intuitivo, qui ci sono alcuni passi da seguire:
Compressione dei dati esistenti
Ridimensionamento della partizione
Creazione di nuove partizioni
Osserviamo ogni passo in modo dettagliato.
Come mostra la Figura B-11, il primo passo è quello di comprimere i dati della vostra partizione esistente. Il motivo di questa operazione è di riorganizzare i dati in modo da massimizzare lo spazio libero disponibile alla fine della partizione.
Questo passo è cruciale. Senza di esso, la locazione dei vostri dati può impedire che la partizione venga ridimensionata nella misura desiderata. Notate anche che alcuni dati non possono venire spostati. Se questo succede (e restringe la misura della/e nuova/e partizione/i), rischiate di forzare il ripartizionamento distruttivo del vostro disco.
La Figura B-12 mostra il processo di ridimensionamento. Mentre il risultato finale dell'operazione di ridimensionamento può variare in funzione del software utilizzato, in molti casi lo spazio appena liberato viene utilizzato per creare una partizione non formattata dello stesso tipo della partizione originale.
È importante capire come il software di ridimensionamento lavora con lo spazio libero creato, in modo da poter eseguire i passi appropriati. Nell'esempio fornito, sarebbe più appropriato cancellare la nuova partizione DOS e creare le partizioni appropriate per Linux.
Può essere necessario creare nuove partizioni. Tuttavia, a meno che il vostro software di ridimensionamento consideri l'esistenza di Linux, è probabile che dobbiate cancellare la partizione creata durante il processo sopra descritto. La Figura B-13 mostra questa operazione.
Nota Bene | |
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Le informazioni seguenti riguardano i computer basati su Intel. |
Per una questione di convenienza, vi forniamo l'utility fips. Si tratta di un programma distribuito liberamente che può ridimensionare partizioni FAT (File Allocation Table). Esso è incluso nella directory dosutils del CD-ROM di Red Hat Linux/x86.
Avvertimento | |
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Molte persone hanno utilizzato con successo fips per ripartizionare i dischi fissi. Tuttavia, a causa della natura delle operazioni che fips deve compiere e della varietà di configurazioni hardware e software esistenti, Red Hat non può garantire che fips funzioni correttamente sul vostro sistema. Per questo motivo, non viene fornito il supporto per l'installazione di fips e il suo utilizzo è a vostro rischio e pericolo. |
Di conseguenza, se decidete di ripartizionare il vostro disco con fips, è importante che facciate due cose:
Eseguire un backup — Fate due copie di tutti i dati importanti presenti sul vostro computer: queste copie dovrebbero essere fatte su dispositivi rimovibili (come nastri o dischetti). Prima di procedere dopo aver fatto il backup assicuratevi che i dati siano leggibili.
Leggere la documentazione — Leggete tutta la documentazione di fips contenuta nella sottodirectory /dosutils/fipsdocs del primo CD di Red Hat Linux/x86.
Se decidete di utilizzare fips, verificate che dopo il suo avvio ci siano due partizioni: quella ridimensionata e quella che fips ha creato dallo spazio libero della prima partizione. Se il vostro obiettivo è quello di utilizzare questo spazio per installare Red Hat Linux, cancellate la partizione appena creata utilizzando il comando fdisk sotto il sistema operativo corrente, oppure configurate le partizioni durante l'installazione di classe Personalizzata.
Linux fa riferimento alle partizioni del disco utilizzando una combinazione di lettere e numeri che può confondere, soprattutto se siete abituati al metodo di riferimento come "drive C" per i dischi e le partizioni. Nel mondo DOS/Windows:
Ogni tipo di partizione viene controllato per determinare se può essere letto da DOS/Windows.
Se la partizione è compatibile, le viene assegnata una "lettera del disco". Le lettere dei dischi iniziano dalla lettera "C" e proseguono in funzione del numero di partizioni da etichettare.
La lettera del disco può quindi essere utilizzata per fare riferimento a questa partizione così come al filesystem contenuto in questa partizione.
Red Hat Linux utilizza per i nomi uno schema più flessibile e ricco di informazioni rispetto all'approccio utilizzato da altri sistemi operativi. Lo schema dei nomi è basato sui file, con nomi del tipo:
/dev/xxyN |
Ecco come decifrare lo schema del nome della partizione:
Questa stringa è il nome di una directory nella quale risiedono tutti i file device. Visto che le partizioni risiedono su disco e i dischi rigidi sono dispositivi, i file che rappresentano tutte le possibili partizioni sono contenuti in /dev/.
Le prime due lettere del nome della partizione indicano il tipo di periferica su cui risiede la partizione stessa. In genere trovate hd (per i dischi IDE) oppure sd (per i dischi SCSI).
Questa lettera indica su quale dispositivo si trova la partizione. Per esempio, /dev/hda (il primo disco IDE) oppure /dev/sdb (il secondo disco SCSI).
Il numero finale indica la partizione. Le prime quattro partizioni (primarie o estese) vengono numerate da 1 a 4. Le partizioni logiche iniziano da 5. Per esempio, /dev/hda3 è la terza partizione primaria o estesa sul primo disco IDE; /dev/sdb6 è la seconda partizione logica sul secondo disco SCSI.
Nota Bene | |
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Non esiste ancora nessuna convenzione su questa metodologia di partizionamento. A differenza di DOS/Windows, tutte le partizioni possono essere identificate sotto Red Hat Linux. Naturalmente, questo non significa che Red Hat Linux può accedere ai dati su qualunque tipo di partizione, ma in molti casi è possibile accedere ai dati di partizioni dedicate ad altri sistemi operativi. |
Queste informazioni vi faciliteranno le cose quando configurerete le partizioni richieste da Red Hat Linux.
Se le partizioni di Red Hat Linux devono dividere lo spazio sul disco con partizioni utilizzate da altri sistemi operativi, non dovreste avere problemi. Tuttavia, alcune combinazioni di Linux e altri sistemi operativi richiedono maggiori precauzioni. Informazioni sulla creazione di partizioni su disco compatibili con altri sistemi operativi sono disponibili in molti HOWTO e Mini-HOWTO contenuti nelle directory doc/HOWTO e doc/HOWTO/mini del CD di Red Hat Linux. In particolare, sono molto utili i Mini-HOWTO i cui nomi iniziano con Linux+.
Nota Bene | |
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Perché Red Hat Linux/x86 possa coesistere sulla vostra macchina con altri sistemi operativi , dovrete creare le partizioni con il software per la gestione delle partizioni di OS/2 —— altrimenti OS/2 potrebbe non riconoscere le partizioni sul disco. Durante l'installazione non create alcuna nuova partizione, ma create le giuste partizioni per Linux utilizzando il comando fdisk di Linux. |
Una situazione in cui molti nuovi utenti di Linux si trovano in difficoltà è capire come vengono utilizzate le partizioni e come si accede ad esse sotto il sistema operativo Linux. In DOS/Windows la questione è relativamente semplice: se esistono più partizioni, ogni partizione utilizza una "lettera per disco". Quindi potete utilizzare la lettera per fare riferimento a tale partizione.
Il metodo con cui Red Hat Linux gestisce le partizioni e, quindi, le unità disco in generale, è completamente differente. La differenza risiede nel fatto che ogni partizione viene utilizzata come parte dell'albero del filesystem di Linux. Questo viene fatto associando una partizione a una directory attraverso un processo chiamato mounting (lett. montaggio). Montare una partizione vuol dire rendere disponibile il contenuto di questa a partire dalla directory specificata (alla quale si fa riferimento con il nome di mount point).
Per esempio, se la partizione /dev/hda5 viene montata sotto /usr, significha che tutti i file e le directory sotto /usr risiedono fisicamente su /dev/hda5. Così il file /usr/doc/FAQ/txt/Linux-FAQ è contenuto in /dev/hda5, ma non il file /etc/X11/gdm/Sessions/Gnome.
Continuando con questo esempio, è anche possibile che una o più directory sotto /usr siano mount point per altre partizioni. Per esempio, una partizione (come /dev/hda7) può essere montata sotto /usr/local, il che significa che /usr/local/man/whatis risiede su /dev/hda7 anziché su /dev/hda5.
A questo punto del processo di preparazione per l'installazione di Red Hat Linux, dovete tenere in considerazione il numero e le dimensioni delle partizioni che vengono utilizzate con il nuovo sistema operativo. La domanda "quante partizioni" continua a scatenare discussioni nella comunità Linux. Probabilmente ci sono tante possibilità di creare partizioni quante sono le persone che ne discutono.
Tenendo presente questo, vi raccomandiamo di creare le partizioni seguenti:
Partizione swap — Le partizioni swap vengono utilizzate per supportare la memoria virtuale. In altre parole, i dati vengono scritti sulla partizione swap quando la memoria disponibile non è in grado di contenere i dati che il vostro sistema sta elaborando. La partizione swap è indispensabile affiché Red Hat Linux funzioni correttamente. La dimensione minima della partizione swap dovrebbe corrispondere al doppio della RAM del computer oppure a 32 MB (tra le due la dimensione maggiore).
Partizione /boot — La partizione montata sotto /boot contiene il kernel del sistema operativo (che permette l'avvio di Red Hat Linux), nonché alcuni file utilizzati durante il processo di avvio.
Attenzione | |
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Assicuratevi di leggere la la sezione Ultimo consiglio: utilizzare LILO — le informazioni riportate in questa sezione riguardano la partizione /boot! |
A causa delle limitazioni della maggior parte dei BIOS dei PC, creare una piccola partizione contenente questi file può essere una buona idea. Le dimensioni di questa partizione non devono superare i 32 MB.
Partizione di root (/) — In essa risiede / (la directory di root). In questa configurazione di partizioni, tutti i file (eccetto quelli che risiedono in /boot) risiedono sulla partizione di root. Per questo sarebbe una buona scelta massimizzare la misura della vostra partizione di root. Una partizione di root di 1.2 GB permette di effettuare un'installazione di classe Workstation (con pochissimo spazio libero), mentre una partizione di root di 2.4 GB permette di installare qualsiasi pacchetto. Ovviamente, vi raccomandiamo di assegnare alla partizione di root il maggior spazio possibile
L'Official Red Hat Linux x86 Installation Guide contiene raccomandazioni riguardanti le dimensioni delle varie partizioni Red Hat Linux.
LILO (il LInux LOader) è il metodo più comune per avviare Red Hat Linux su sistemi Intel. Come loader per il sistema operativo, LILO opera "esternamente" a qualsiasi sistema operativo, utilizzando solo il Basic I/O System (o BIOS) incluso nell'hardware del sistema stesso. Questa sezione descrive l'interazione di LILO con i BIOS dei PC ed è specifica per i computer compatibili con Intel.
LILO è soggetto ad alcune limitazioni imposte dal BIOS in molti computer Intel. In modo specifico, la maggior parte dei BIOS non possono accedere a più di due dischi fissi e non possono accedere ai dati inclusi oltre il cilindro 1023 di qualunque unità. I BIOS più recenti non hanno queste limitazioni, ma questo non significa che il problema non sia diffuso.
Tutti i dati di cui LILO ha bisogno al momento dell'avvio della macchina (incluso il kernel di Linux) sono contenuti nella directory /boot. Se seguite la configurazione per le partizioni di cui sopra, oppure state eseguendo un'installazione di classe Workstation o Server, la directory /boot verrà creata in una partizione piccola e separata. Altrimenti, risiederà nella partizione di root. Affinché LILO funzioni bene sul vostro sistema Red Hat Linux, la partizione sulla quale risiede /boot deve essere conforme alle seguenti regole:
Se avete 2 dischi IDE (o EIDE), /boot deve risiedere su uno di essi. Notate che questo limite dei due dischi include anche qualunque unità CD-ROM IDE sul controller primario IDE. Se avete un disco IDE e un CD-ROM IDE sul controller primario, /boot deve essere contenuta solo sul primo disco, anche se avete altri dischi rigidi sul controller secondario IDE.
Se avete una unità IDE (o EIDE) e una o più unità SCSI, /boot deve trovarsi o sul disco IDE o su quello SCSI sull'ID 0. Altri ID SCSI non funzioneranno.
Se avete solo dischi SCSI, /boot deve trovarsi su un disco sull'ID 0 o ID 1. Altri ID SCSI non funzioneranno.
Non importa quale delle configurazioni descritte utilizziate, la partizione che conterrà /boot deve essere creata entro il cilindro 1023. Se la partizione che contiene /boot supera il cilindro 1023, potreste ritrovarvi in situazioni dove il LILO funziona inizialmente (perché tutte le informazioni necessarie sono sotto il cilindro 1023), ma non funziona se deve essere caricato un nuovo kernel, e questo si trova oltre tale cilindro.
Come si è detto prima, è possibile che alcuni dei BIOS più recenti permettano a LILO di funzionare con configurazioni che non corrispondono alle configurazioni descritte. Allo stesso modo possono essere utilizzate alcune caratteristiche del LILO più nascoste per far avviare il sistema, anche con configurazioni apparentemente diverse da quelle descritte. Tuttavia, a causa del numero di possibili configurazioni esistenti, Red Hat Linux non può supportare ulteriori metodi straordinari riguardo a questo argomento
Nota Bene | |
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Disk Druid e le installazioni delle classi server e workstation tengono conto di queste limitazioni dovute al BIOS. |
[1] | I blocchi sono realmente di dimensioni consistenti, a differenza delle illustrazioni. Tenete inoltre presente che un disco rigido medio contiene migliaia di blocchi. Ma per lo scopo di questa spiegazione, ignorate queste piccole discrepanze. |